PREMESSA:
Le pitture murali che decorano la parte interna dell’abside della Pieve di San Lorenzo a Borgo San Lorenzo sono state eseguite da Galileo Chini nel 1906, probabilmente in una delle sue prime prove artistiche nel Mugello. Il dipinto, realizzato sull’esempio degli antichi mosaici romanici, raffigura il Cristo Benedicente in mandorla tra i Santi Lorenzo e Martino ed unisce al medievalismo dell’intonazione generale le eleganti cadenze moderniste.
La tecnica di esecuzione è quella tipica di Galileo Chini: una pittura “a secco”, realizzata stendendo i pigmenti sull’intonaco asciutto con l’ausilio di un legante di natura organica, che purtroppo non è stato possibile identificare con precisione neppure con l’aiuto delle analisi chimiche, dato l’avanzato stato di degrado della pellicola pittorica. Vista la tecnica impiegata, non si notano attaccature di giornata; l’intonaco pittorico, molto sottile, è steso direttamente sul paramento murario dell’abside e presenta, come si vede dalle analisi, strati di scialbature, antecedenti la realizzazione della pittura, sulle quali è possibile rintracciare una sottile imprimitura chiara, tendente all’azzurro, probabilmente utilizzata dall’artista allo scopo di attenuare la disomogeneità della superficie prima della stesura del colore. La varietà cromatica delle pitture è arricchita dall’uso diffuso dell’oro, oggi visibile soprattutto nelle splendenti aureole dei personaggi sacri, ma che doveva originariamente interessare anche parti della pittura, visto che, il ritrovamento di vari frammenti dorati in alcune zone del dipinto ci porta ad ipotizzarne un uso diffuso sia sulle figure che sul cielo. Quest’ultimo, realizzato con un blu intenso, (oltremare artificiale) sopra ad una stesura di morellone, appare, infatti, solcato da una miriade di “stelle” dorate, oggi purtroppo per la maggior parte imbrunite e nascoste dalle molte ridipinture.
STATO DI CONSERVAZIONE
Lo stato di conservazione delle pitture si presentava molto precario. Il problema maggiore era rappresentato dalla diffusa polverulenza della pellicola pittorica, che interessava quasi tutti i colori, probabilmente dovuta al progressivo indebolimento e deperimento della tempera originaria a causa della notevole presenza di umidità nell’ambiente e non solo. Sollevamenti a scaglia della pellicola pittorica risultavano localizzati solo in particolari aree o stesure cromatiche; si notavano poi alcuni distacchi degli strati di scialbatura e dell’intonaco, questi ultimi localizzati soprattutto in prossimità delle lesioni che, specie nella zona sinistra , sembravano seguire l’andamento dei conci del paramento murario a dimostrazione dello spessore esiguo dell’intonaco.
La superficie appariva inoltre ricoperta da polvere e nerofumo. Chiari i segni di precedenti interventi di restauro: due grossi rifacimenti di intonaco sono presenti nella porzione di cielo intorno a San Lorenzo oltre a varie ridipinture che interessano varie zone del dipinto, in particolar modo il cielo che, nella zona destra, certamente quella che mostrava lo stato peggiore di conservazione, appariva inoltre inglobato in uno spesso strato di resina sintetica, probabilmente utilizzata allo scopo di bloccare la pericolosa polverizzazione del colore.
INTERVENTO DI RESTAURO
► L’intervento di restauro sulle pitture si proponeva di restituire una sufficiente compattezza e stabilità alla pellicola pittorica, seriamente compromessa, oltre a ristabilire quell’equilibrio cromatico che appariva alterato dal cattivo stato di conservazione e dai passati interventi di restauro.
► In prima istanza abbiamo effettuato il preconsolidamento della superficie pittorica mediante l’impiego di resina acrilica in emulsione acquosa a basse percentuali (2,5%), spruzzata direttamente sulla zona da trattare e, dopo alcuni minuti, tamponata con spugne naturali su carta giapponese appena umidificate: senza questo intervento preventivo generalizzato, qualsiasi tipo di approccio alla pittura sarebbe stato reso impossibile dall’estrema precarietà della pellicola pittorica. Parallelamente abbiamo effettuato la riadesione di tutte le scaglie di colore sollevate mediante iniezioni, a tergo delle scaglie, di resina acrilica e successivo tamponamento. L’impiego della resina acrilica si è reso necessario dato l’alto tasso di umidità dell’ambiente.
► Si è poi studiata una metodologia di pulitura che tenesse conto della tecnica esecutiva e soprattutto della particolarità conservativa dell’opera in questione optando alla fine per un’attenta ed accurata “spolveratura” della superficie mediante pennelli morbidi di varie dimensioni: vista l’impossibilità di una pulitura, pur blanda, con acqua, questo è stato in effetti l’unico metodo che ci ha garantito un soddisfacente compromesso tra l’esigenza estetica e quella propriamente conservativa della pittura.
► Per ottenere una pulitura cromaticamente equilibrata del cielo, che dato lo stato differenziato di conservazione tra la zona destra e quella sinistra costituiva uno dei principali problemi da affrontare, si è resa necessaria la rimozione del film di resina sintetica che, ormai alterata, inglobava porzioni dell’azzurro rendendolo cupo. Una soluzione di acetone stesa a pennello su carta giapponese unita ad una leggera azione di tamponatura è stata sufficiente ad intaccare il film di resina restituendoci il colore brillante dell’azzurro.
► Le aureole dorate dei Santi e del Cristo, opacizzate da polvere e nerofumo, sono state invece pulite con cotoncini imbevuti di una soluzione di bicarbonato d’ammonio al 5% ed alcool.
► Prima di procedere con la stuccatura delle lesioni ed il consolidamento degli intonaci, si è reso necessario un consolidamento finale della superficie pittorica per restituire al colore quella definitiva coesione che permettesse di svolgere con più sicurezza le operazioni successive: questo è stato effettuato nuovamente a spruzzo con l’impiego di resina acrilica in emulsione acquosa a percentuali variabili dal 2 al 4%.
► Le stuccature sono state eseguite con malta a base di sabbia e grassello di calce. Il consolidamento dei distacchi tra intonaco e supporto murario è stato realizzato con calce idraulica PLM-AL con l’aggiunta di piccole quantità di resina acrilica (3%) per garantire una migliore riadesione e per la necessità di un ancoraggio più solido trattandosi di una volta dipinta; i distacchi superficiali, che implicavano la sottile imprimitura e gli strati sottostanti di scialbo, sono stati invece consolidati mediante iniezioni di caseinato di calcio.
►Il ritocco pittorico, eseguito con colori minerali in polvere e caseinato d’ammonio, è stato condotto a velatura e abbassamenti di tono: particolare attenzione è stata posta nel rendere il più possibile omogeneo l’azzurro del cielo, che rappresentava il problema principale da risolvere visto il diverso stato conservazione da zona a zona, che disturbava in modo sostanziale la lettura dell’insieme. E’ stato risolto pittoricamente anche il problema dei rifacimenti d’intonaco attribuibili a passati restauri.